Ho sceso dandoti il braccio – di Eugenio Montale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perché con quattr’occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
Commento e analisi
Questa poesia Montale l’ha scritta quando era già in età avanzata, quindi quando era anziano . La poesia è dedicata alla moglie morta, che era anche cieca.
- Inizia con la metafora del viaggio: vivere con la moglie è stato come un viaggio:
- Lungo perché hanno passato tanti anni insieme
- Breve perché quando si è felici il tempo passa in fretta
Questa è la figura retorica dell’ossimoro (breve/lungo)
- Con lei ha sceso “almeno un milione di scale”: usa questa figura retorica (che è l’iperbole) per dire che l’ha accompagnata tantissime volte col suo braccio, perché era cieca.
Poi usa un’altra immagine: lui l’accompagnava non tanto perché in due si vede meglio, ma perché a vedere veramente era lei, cioè era lei che aveva quella luce interiore che gli dava la voglia di vivere.
- Questi sentimenti di perdita sono quelli che tutti provano quando si perde una persona cara.
Infatti attraverso questa poesia noi proviamo il sentimento della “simpatia”, un termine greco che significa “soffrire con”, condividere con l’altro lo stesso sentimento. Quindi anche noi possiamo condividere con il poeta il sentimento di perdita e di dolore perché ognuno di noi ha provato la perdita di qualcuno nella sua vita.
Per approfondire…
Ascolta la Video poesia:
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